Ponte Morandi: un mese dopo

Genova si è fermata, per ricordare ma anche per riflettere sul futuro della città. Alle 11.36 ora esatta della caduta del ponte, le piazze e le strade si sono popolate, ognuno per dare il proprio contributo, ognuno che, con la propria presenza

di Brando Deanesi

Il 14 settembre 2018 a Genova si è tenuta la commemorazione in memoria delle 43 vittime.

Genova si è fermata, per ricordare ma anche per riflettere sul futuro della città. Alle 11.36 ora esatta della caduta del ponte, le piazze e le strade si sono popolate, ognuno per dare il proprio contributo, ognuno che, con la propria presenza voleva essere testimone, per non dimenticare. Cala il silenzio, nessuno parla solo il rumore di sirene e rintocchi di campane, sguardi di sconosciuti che si riconoscono nella stessa tragedia del lutto, e poi i palloncini che invadono il cielo azzurro di settembre.

Si sente da piazza De Ferrari una musica dolce, l’orchestra del Carlo Felice accompagna la lettura dei nomi delle 43 vittime, e infine, proprio come nelle favole un po di lieto fine: la nascita di Pietro, figlio di Gianluca Ardini, ragazzo genovese di ventinove anni salvato dai vigili del fuoco, che rimase per quattro lunghe ed interminabili ore incastrato tra le lamiere del suo furgone tra i detriti del ponte sbriciolato.

Ma la storia di Pietro ci insegna che si può dire addio alle cose brutte e dare il benvenuto a quelle belle.
Pietro nasce due minuti prima del 14 settembre. Questo bambino è nel cuore di tutti, Genova è nel cuore. Ora e per sempre, superba rimane.

Uno scorcio dell’imponenza del Ponte Morandi