Rimaniamo più distanti oggi, per riabbracciarci domani

Servono pc, stampanti, tablet, una buona wi-fi, tanti giga di memoria. Andare a scuola è una fortuna, non solo un obbligo, questo l’ho imparato.

di Ambra Hoxha

Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
Giuseppe Ungaretti

Rimaniamo più distanti oggi, per riabbracciarci domani. Fermiamoci oggi per correre più veloce domani.

È il luglio 1918.
È la Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale.
Bosco di Courton, Francia.
Giuseppe Ungaretti combatte sul fronte, come ogni ragazzo che si rispetti.
E intanto scrive, compone, racconta.
Quattro versi liberi, brevi e una similitudine, gli bastano a spiegare la precarietà, l‘incertezza, il delicato equilibrio della vita dei Soldati.
Sono come foglie.
Una sola verità, l’orrore, il dolore della Guerra.
È l’11 novembre 1918.
La Germania firma l’armistizio.
La Guerra è finita.
Si fanno i conti: 11.601.000 morti.
Undici milioni e seicentoun mila morti.

È il 23 febbraio 2020.
Domenica.
È stato un weekend carico di tensione e di aspettativa.
E di compiti.
Sono circa le ore 18, ascolto musica e litigo con mio fratello, come ogni domenica che si rispetti.
E intanto penso, cerco di capire di cosa si sta parlando, ascolto.
Leggo.
Media, telegiornali, articoli che si rivelano lunghi e difficili.
Opinioni discordanti: “è poco più di un’influenza”, “è la Sars”.
“Muoiono solo i vecchi, il pianeta si sta vendicando, queste cose ci sono sempre state: l’asiatica, la spagnola, HIV, la peste.”
Sono le ore 19.30.
È quasi l’ora di cena.
Arriva il Decreto SCUOLE CHIUSE.
“Raga avete sentito? Fino a Mercoledì niente scuola. Pare che sia arrivato anche qui il coronavirus”. Il coronavirus.
Questo nuovo virus che corre, si moltiplica, cambia, si trasforma alla velocità della luce, ne esistono diversi ceppi.
I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie.
É una situazione in continua evoluzione.
Passano i giorni, ma non è vacanza.
#iorestoacasa
La scuola resta chiusa.
Passano i giorni.
Nuovi decreti.
Chiudono le palestre, niente allenamento.
Mi mancano le mie compagne che non centrano un canestro nemmeno se le prendi in braccio.
Mi manca la mia divisa.
Mi manca il mio banco.
Lo zaino sulle spalle.
Si fa scuola da casa. La chiamano “scuola telematica”, “scuola a distanza”.
È nuovo per tutti, questo mi fa sentire più vicina a miei compagni e ai miei professori, è la prima volta anche per loro.
Penso alle potenzialità della nuova tecnologia, degli strumenti che abbiamo a disposizione.
Una gara a chi ha la connessione più veloce.
Servono pc, stampanti, tablet, una buona wi-fi, tanti giga di memoria.
Andare a scuola è una fortuna, non solo un obbligo, questo l’ho imparato.
Bollettino: si contano i contagiati, gli isolamenti fiduciari, gli ospedalizzati, i guariti.
Si contano i morti.
Passano i giorni.
Chiudono i bar, i cinema, i teatri, non si esce, niente passeggiate.
Aumentano i controlli, sanzioni, multe, mascherine, guanti.
L’amuchina si vende a peso d’oro.
#iorestoacasa
Abbiamo fatto abbastanza?
L’abbiamo fatto in tempo?
Ci impongono regole che minacciano la nostra libertà, cambiano la nostra vita nelle piccole cose, nella quotidianità. Cambiano le nostre abitudini.
Siamo in guerra con il virus.
Siamo in testa noi o sta vincendo lui?
È sempre un passo avanti, gioca d’anticipo.
Ma com’è successo? Si parla di “colpa”.
Il virus arriva in Italia: “È colpa dei cinesi”.
Il virus arriva in Liguria: “E’ colpa dei lombardi”.
Quando succede qualcosa, invece di capire cosa fare per risolvere, si va alla ricerca di un colpevole.
Si percorre la storia epidemiologica del paziente uno, è corsa frenetica alla ricerca del paziente zero.
Non ci sono abbastanza letti per tutti.
Interviene l’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità. È pandemia. Sale lo stato di allerta.
Chiudono le chiese, niente funerali.
Imparo la differenza tra epidemia e pandemia.
Passano i giorni.
#iorestoacasa
Non sono un’amante della lettura, ma potrei diventarlo.
Non ho mai aiutato tanto mio fratello con i compiti come in queste settimane.
Che sia per noia?
Pile di vestiti mi guardano, lo stesso fanno i disegni di tecnica sbagliati sulla scrivania, gli appunti e le brutte.
Che sia la volta che riordino?
Non mi lamenterò più se potrò stare fuori solo cinque minuti con le miei amiche sotto casa a chiacchierare, ma riscoprirò l’importanza della loro compagnia in quei trecento secondi.
Ricordandomi che sono bastati cinque minuti per contagiare magari una, due persone e a catena altre tre, quattro.

È il 14 marzo 2020.
Bollettino contagiati in Italia 21.257.
434 contagiati in Liguria.
Una è Dora, a Rapallo, ha allenato anche me.
Ecco Dora, Dora lunedì si è sentita male, è risultata positiva al tampone per il Covid-19.
Ha la febbre alta, ma non ha avuto paura.
Con una scelta di grande coraggio ha pubblicamente detto di essere infetta.
Mi chiedo se avrei avuto lo stesso coraggio o se forse, invece, avrei fatto in modo che nessuno mai venisse a sapere che mi ero ammalata.
Sarei diventata pericolosa, meglio starmi lontano.
E io, quante volte posso ridere in trecento secondi?

Racconto di una qualunque ragazza di 14 anni, italiana, francese, tedesca, iraniana, cinese.
#iorestoacasa #andràtuttobene