Dentro al virus maledetto

Ora, ne siamo fuori. Ho intervistato Papà (Enrico Orio), mamma (Dora Barresi) e mia sorella Alessia per raccogliere le loro impressioni.

di Arianna Orio

Il virus è entrato in casa nostra. Ora, il peggio è alle spalle. Ho intervistato Papà (Enrico Orio), Mamma (Dora Barresi) e mia sorella Alessia per raccogliere le loro impressioni su questa brutta vicenda.

Papà, cosa è stato per te il Covid19 e come lo stai vivendo tuttora?
All’inizio essendo molto lontano da noi (in Cina), lo abbiamo vissuto in maniera abbastanza distaccata, quasi come spettatori e tramite i telegiornali; ha fatto subito un po’ paura anche se in realtà la si vedeva una cosa talmente lontano da noi che era impensabile pensare che arrivasse fin qui o comunque così pesantemente come a Wuhan, dove così tante persone hanno perso la vita.
Dopo l’ho vissuto in maniera molto più personale, in primis attraverso il contagio della Mamma, che è stata la prima paziente positiva residente a Rapallo ed è stato molto difficile gestire le emozioni di quei momenti interminabili in cui stava così male con successivo ricovero presso l’Ospedale di Lavagna. In particolar modo sono stato sovrastato dalle emozioni nel momento in cui mercoledì 11 marzo abbiamo avuto conferma della sua positività al tampone effettuato qualche giorno prima in Ospedale, avendo la conferma del contagio avvenuto con ogni probabilità sul posto di lavoro a causa del contatto ripetuto con i numerosissimi “turisti improvvisati” provenienti dalle zone rosse, che con estremo menefreghismo ed in maniera irresponsabile hanno invaso la nostra città! Successivamente purtroppo anche io mi sono ammalato ed è stata veramente durissima, infatti ho trascorso undici giorni senza riuscire a dormire e a mangiare, arrivando a soffrire non solo fisicamente ma anche mentalmente in maniera davvero pesante.
Per assurdo, nonostante sia stata difficilissimo separarmi dalla mia splendida Famiglia per essere ricoverato a Sestri Levante, l’esperienza ospedaliera è stata molto positiva e soprattutto determinante per ristabilire il mio stato precario di salute e poter fare ritorno a casa.

Avresti preso altre decisioni rispetto alle misure di sicurezza adottate dal Comune di Rapallo e soprattutto a livello nazionale?
Sicuramente visto che la pandemia in Cina, in particolare a Wuhan, è cominciata il 23 gennaio e lo Stato Italiano ha preso i primi provvedimenti (leggerissimi e per nulla efficaci) per limitare il contagio il 23 febbraio, è passato veramente troppo tempo. I contatti con la Cina rientrano da molti anni nella normalità e soprattutto, vista la quantità di cinesi che vivono in Italia e si spostano dal nostro Paese alla Cina e viceversa e tutti gli italiani che allo stesso modo per lavoro e/o turismo si spostano dall’Italia alla Cina, era scontato che i contagi si sviluppassero anche qui. Certamente arrivare a marzo per fare delle scelte drastiche è stato un grosso errore perché avremmo limitato di molto il numero dei positivi e dunque anche dei ricoverati e di conseguenza dei decessi, che purtroppo sono stati fino ad ora molto numerosi. Comunque risulta abbastanza inutile guardare al passato e stare a sindacare, mentre è molto più importante proiettarsi al futuro ed in particolare ai prossimi 30 giorni, che saranno fondamentali per cercare di uscire il più velocemente possibile da questo incubo.

Vedere gli altri pazienti in Ospedale che stavano male come te o ancora peggio che effetto ti ha fatto?
Io sono entrato in ospedale che stavo malissimo e appena arrivato nel mio reparto ho avuto subito un ottima impressione e mi sono calmato. Mi hanno inserito in una stanza da due assieme ad un altro paziente che stava sicuramente peggio di me (polmonite bilaterale), e che era stato appena trasferito dalla rianimazione da qualche giorno nel reparto di “Degenza Pre-Covid Covid19”. Sicuramente già solo ascoltando la sua storia in cui ha rischiato molto ed è stato preso per i capelli e salvato, mi sono reso conto che, nonostante io stessi molto male, c’erano tanti altri pazienti che erano in condizioni cliniche peggiori delle mie e questo mi ha aiutato e spinto a fare di tutto per stare meglio e a cercare di guarire più in fretta.
Quando poi ho cambiato stanza e il mio compagno Marco è stato dimesso ho potuto conoscere altri tre pazienti, tutti quanti provenienti dalla rianimazione, tra cui il primo, più giovane di me di un paio d’anni (Claudio), che è stato veramente malissimo arrivando a vedere la morte in faccia, il secondo di 67 anni (Giovanni) e il terzo di 77 (Eugenio), entrambi con la polmonite.
Tutti e tre sono stati curati con il casco d’ossigeno, che è stato determinante per intraprendere la strada della guarigione anche se lascia segni indelebili sia nel fisico che soprattutto nella mente, ma dei tre quello che ha rischiato di più è stato il più anziano, che ha chiesto l’intervento del 112 con un certo ritardo arrivando in Ospedale in condizioni molto critiche e allungando così di molto i tempi di guarigione.
E’ stata nel suo complesso un’esperienza che mi ha toccato nel profondo e che sicuramente non dimenticherò facilmente…

Cosa ci puoi dire del personale medico/sanitario durante il tuo periodo di ricovero?
Il reparto dove sono stato ricoverato io, denominato “Degenza Pre-Covid Covid19”, era un reparto dove la gestione delle 24 ore era totalmente nelle mani delle Infermiere/i, con una presenza garantita di almeno tre unità per i 18 pazienti ricoverati. La loro professionalità, solarità e pazienza andavano ben oltre il loro dovere, senza contare che per tutto il turno lavorativo dovevano sopportare un “abbigliamento” quanto meno fastidioso e soffocante, utile però a diminuire al minimo le probabilità di contagio con i pazienti ricoverati. Il Medico responsabile del reparto invece ogni mattina passava tra le 9.30 e le 10.30 e individualmente ed in maniera molto approfondita visitava e dialogava con ogni paziente, valutando con estrema professionalità la situazione clinica e la sua evoluzione. In ultimo, ma non meno importante, anche il personale OSS e altrettanto il personale che si occupava delle pulizie si è sempre dimostrato estremamente disponibile, professionale e collaborativo, senza mai dare l’impressione di essere li a “timbrare il cartellino”!

Mamma, quando hai scoperto di essere positiva al tampone come hai reagito? E come hai vissuto i giorni seguenti?
La prima reazione è stata piangere, però non ho quasi avuto il tempo di sfogarmi e scaricare quelle forti emozioni perché gli uffici incaricati alla gestione dell’emergenza mi hanno subito contattato per avere l’elenco completo dei nominativi con cui ero stata a contatto diretto nei quattordici giorni precedenti e dunque possibili contagiati. L’ansia mi assaliva sempre più mentre fornivo i dati di tutte queste persone ed in particolare i ragazzi/e della pallacanestro, i miei nipoti e le figlie di mia cugina con cui ancora il 6 marzo avevamo trascorso la serata. Appena finito di parlare con l’Asl ho avuto l’istinto di uscire dalla stanza per abbracciarvi, ma vista la mia condizione di isolamento non sarebbe stato possibile e in secondo luogo mi ha assalito, terrorizzandomi, il pensiero di avervi attaccato il Virus; per me sarebbe stato veramente insopportabile sapervi da sole in Ospedale …
Col passare delle ore poi mi sono tranquillizzata in quanto comunque le mie condizioni di salute erano stabili ed a parte la febbre alta, la tosse e il forte mal di testa non avevo sintomi gravi a livello respiratorio, che è poi l’aspetto più pericoloso di questa malattia.
A questo punto mi è venuta l’idea di utilizzare la mia esperienza per renderla utile agli altri informandoli e mettendoli in guardia e l’ho fatto attraverso un video che, d’accordo con il Sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco, è stato pubblicato su Facebook. In questi due minuti di registrazione, essendo anche abbastanza conosciuta in città, ho cercato di spiegare nel modo più efficace possibile l’esperienza vissuta e la pericolosità di questo Virus (avendo tra l’altro visto con i miei occhi intubare d’urgenza una paziente in crisi respiratoria …), implorando tutti di stare a casa limitando al minimo le uscite e gli spostamenti in quanto gesto logico e responsabile.
Qualche ora dopo purtroppo la mia preoccupazione è di nuovo salita nel momento che tu, Martina e Papà improvvisamente e senza sintomi vi siete misurati la temperatura e tutti avevate la febbre oltre i 38 e questa tensione si è prolungata per giorni fino almeno all’esito del tampone risultato poi positivo solo per Martina e Papà. Nei giorni seguenti ho sofferto particolarmente perché, oltre a non poter abbracciare te ed Alessia, ho visto peggiorare sempre più le condizioni di Papà e non vedevo una facile via d’uscita anche perché non veniva ricoverato.

Come hai vissuto e come stai vivendo adesso questa quarantena dovuta al Covid19?
Personalmente posso dire di averla vissuta bene, anche perché tra quello che ho visto in Ospedale e quello che giornalmente veniva trasmesso in televisione, mi sono sempre reputata “fortunata” nonostante potessi stare molto male e spesso non avessi la forza per passare dal letto alla sedia e tutti i sintomi del Virus come la febbre alta, la nausea, il fortissimo mal di testa e dissenteria mi svuotassero totalmente!
La cosa che ho vissuto peggio resta quella che riguarda Papà, perché ho avuto proprio paura di perderlo vedendo le sue condizioni peggiorare di giorno in giorno, e sono convinta che se non avessi insistito per farlo portare al Pronto Soccorso avremmo rischiato di non poterlo riabbracciare, perché si sarebbe spento poco a poco in casa, come già in parte stava succedendo fino al giorno del ricovero. Adesso sono più tranquilla perché da quando è tornato a casa ogni giorno lo vedo migliorare come d’altronde voi, anche se la strada per il ritorno alla normalità sarà veramente molto lunga e tortuosa e guardare al nostro futuro con ottimismo ad oggi è quasi utopistico.

Condividi il pensiero di Papà, avresti preso altre decisioni rispetto alle misure di sicurezza adottate dal Comune di Rapallo e soprattutto a livello nazionale?
Sicuramente quando si è capito che il Virus era già entrato in Italia ed in particolare con la situazione sviluppatasi a Codogno avrei chiuse molto prima tutte le Regioni e avrei utilizzato le misure di quest’ultimo periodo fin dall’inizio e certamente avremmo limitato e circoscritto i contagi in modo molto più efficace, limitando al minimo i decessi. Purtroppo la politica la fa sempre da padrona e l’esitazione iniziale avuta dallo Stato Italiano ha fatto sì che la macchia rossa dei contagi aumentasse in maniera vorticosa di ora in ora con le conseguenze davanti agli occhi di tutti.

Cosa pensi delle persone che nonostante le restrizioni imposte dal Consiglio dei Ministri continuano ad uscire e a mettere a rischio le persone attorno a loro e non solo?
Il fatto che diverse persone non rispettino le regole non si può definire in altro modo se non in mancanza totale di senso civico, responsabilità ed in assoluto evidente ignoranza. Forse per non averla vissuta in prima persona pensano che sia tutto amplificato ed esagerato, ma sbagliano e soprattutto rischiano con il loro comportamento di allungare enormemente i tempi del contagio e dunque di quarantena che ad oggi è stata già prorogata al 3 maggio!

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Alessia, cosa hai pensato quando tua Madre è risultata positiva e tuo padre e le tue Sorelle minori hanno iniziato ad avere dei sintomi?
Mi sono preoccupata perché in quei giorni sentivo delle terribili notizie soprattutto riguardanti la zona della Lombardia e più che altro mi ha spaventato vedere mia Madre stare male, e il giorno dopo che sono apparsi i primi sintomi avere anche difficoltà a respirare. In poche ore mi è crollato il mondo addosso perché vedere tutte le persone a me più care sotto lo stesso tetto e non poter far niente per aiutarle a stare meglio è stato destabilizzante.

Come l’hai vissuta e come la stai vivendo tuttora?
Inizialmente ero l’unica sana e dunque sono subentrati un po’ di stress e preoccupazione, che sono calati temporaneamente quando ho visto che la Mamma migliorava, ma sono ripresi nel momento in cui Chicco (Enrico) è peggiorato e nonostante il mio carattere forte ho vissuto veramente momenti molto difficili.

Avresti preso altre decisioni rispetto alle misure di sicurezza adottate dal Comune di Rapallo e a livello nazionale?
Avrei fatto fare il tampone a tutti coloro che risultavano febbricitanti anche senza altri sintomi e lo stesso avrei fatto per i familiari conviventi, o almeno gli esami del sangue; inoltre avrei provveduto molto prima a chiudere le varie attività e tutte le Regioni creando uno scudo protettivo che limitasse al minimo le possibilità di contagio.
Purtroppo i provvedimenti, giustissimi peraltro, sono stati presi troppo tardi e ciò ha permesso al Virus di propagarsi a macchia d’olio e a causare numerosi decessi che invece avrebbero potuto essere molto più limitati nei numeri.
La leggerezza con cui tante persone hanno vissuto il periodo compreso tra il 23 febbraio e l’8 marzo e i loro spostamenti incontrollati e numerosissimi verso la nostra Regione hanno fatto si, come nel caso di mia Madre che i possibili contagi aumentassero a dismisura e così anche i possibili casi asintomatici.
Io stessa inizialmente non avevo preso troppo sul serio il Virus è ho vissuto le mie giornate come se niente fosse, e in qualche caso anche ironizzando sulla cosa, ma poi vivendo in prima persona la nostra esperienza dentro la malattia mi sono dovuta rivedere completamente e ribadisco che le cose potevano e dovevano andare diversamente. Ora speriamo solo di poter tornare alla normalità nel tempo più breve possibile ma comunque sempre in condizioni di sicurezza.