Il Gigante Calabresi

Mi sono guardato intorno con quegli occhi curiosi e attenti, in cerca di un collegamento tra la luce colorata di Camogli, le sue allegre stradine e un Gigante che amava raccontar le storie... e chissà che il dio delle narrazioni non mi dia una mano.

di Giulio Garofalo Bentley

Appena sceso dal treno, Camogli mi accoglie con la sua luce particolare.

Io e il Gigante
Io e il Gigante

È una luce colorata quella di Camogli, perché i raggi del sole si mischiano nelle fronde degli alberi del Monte con l’azzurro del cielo e si riflettono sullo specchio fresco e lucente del mare, andando a rimbalzare sulle case rosse, gialle e arancioni. Riparte poi la luce zigzagando in su e in su e atterra su una nuvola a forma di delfino che si sposta leggera verso il campanile.

Un gabbiano danza impeccabile in cielo pennellando l’aria di bianco e va lentamente a posarsi su uno striscione che mi ricorda perché sono qui.

Oggi a Camogli si svolge il Festival della Comunicazione ed è una sfida essere qui, dal poco più dei miei 13 anni, e riuscire a trovare qualche argomento adatto a me, tra tutti gli interventi e i laboratori disponibili all’interno di questa manifestazione aperta ad ogni tipo di argomento: economia, letteratura, musica, teatro, temi ambientali, e psicologia raccontati da famosi scrittori, giornalisti, storici, cantanti, ecologi, fisici, attori, artisti e via dicendo.

Quindi… mettiamoci all’opera! Subito inizio a studiare il mio volantino cercando un’ispirazione, e dopo aver scartato qualche ecologo e due o tre economisti vengo attratto da un titolo: Sabato pomeriggio: 16:15 in piazza Battistone – Mario Calabresi racconta: il dio delle narrazioni. Quando la realtà ci regala delle storie inattese e incredibili.

Di questo Mario Calabresi non so molto, se non che è un famoso scrittore e giornalista, che è stato direttore della redazione di “Repubblica” e che mia nonna Angela lo segue sempre su Piazza Pulita il giovedì.

Incuriosito dall’argomento, dato che a me piace molto leggere e anche un po’ scrivere, alle 16:15 sono lì, in piazza Battistone. Per mia fortuna incontro Calabresi di persona personalmente poco prima della sua conferenza e rimedio un selfie con lui: dal basso del mio metro e cinquanta mi sembra un gigante, un gigante buono però, ha un’espressione serena e sorridente, si vede che la luce di Camogli ha contagiato anche lui!

Si siede sulla poltroncina, troppo piccola, in mezzo al palco ed inizia a parlare alla piazza strapiena di gente con la sua voce calda come una tazza di cioccolata a Natale.

Subito mi sento come se mi trovassi nel salotto di casa sua, io e lui. Credo che questa sensazione sia dovuta al suo modo di parlare, così intenso e coinvolgente.

Il gigante Calabresi ci racconta che nella sua esperienza ha scoperto l’esistenza di un dio delle narrazioni. In quel momento ho pensato che fosse solo una frase ad effetto, ma poi ci ha stesi tutti parlando di tutte le volte in cui le storie gli sono letteralmente venute incontro con coincidenze straordinarie e colpi di fortuna e tutto questo perché ha saputo essere curioso e disposto ad ascoltare.

Ed ecco quella volta in cui lo scrittore Sandro Veronesi nel suo podcast, un Gigi Buffon infortunato ai mondiali in Sud Africa nella sua camera d’albergo, il suo fisioterapista e il tennista che stava giocando la partita più lunga del mondo, si vedono collegati in un’unica grande serie di coincidenze e scambi di magliette e racchette.

O come la volta in cui una solerte archivista torinese ha ritrovato, fra ventimila fotografie del 1910, quella che immortalava i luoghi della storia d’amore tra i suoi bisnonni, dando conferma a tutti i racconti di famiglia.

O quell’altra in cui Calabresi, aiutando una ragazza in cerca di verità sul suo passato, si è ritrovato, senza saperlo, passando per la morte di Feltrinelli che per protesta voleva togliere la luce a Milano, per una villa a Bogliasco, per amicizie tradite e per un omicidio, a raccogliere informazioni su quella che era stata l’ultima indagine di suo padre, il Commissario Calabresi, prima che venisse ucciso.

E poi quell’altra volta in cui il dio delle narrazioni ha messo insieme persone, luoghi e cose lontanissimi tra loro legati dal filo invisibile delle coincidenze, ma che il Gigante non ci ha raccontato perché, purtroppo, il tempo era finito e io ci sono rimasto malissimo perché sarei stato in quel salotto ad ascoltarlo per altre ore e ore.

Però, andando a prendermi un pezzo di focaccia, mi sono guardato intorno con quegli occhi curiosi e attenti, in cerca di un collegamento tra la luce colorata di Camogli, le sue allegre stradine e un Gigante che amava raccontar le storie… e chissà che il dio delle narrazioni non mi dia una mano.