di Ian Garofalo Bentley
Vorrei farmi dei tatuaggi che non vadano mai via, per ricordare ciò che sono, per non farmi mai portare via il mio passato.
Il primo tatuaggio che mi farei sarebbe una rosa, per ricordarmi di mio fratello anche quando ognuno di noi prenderà una strada diversa. Mio fratello infatti è come una rosa: può fare male se non sai come prenderla, ma una volta che l’hai colta ne puoi apprezzare l’infinita bellezza e il soave profumo.
Il secondo tatuaggio sarebbe una chiave di violino, un semplice segno ininterrotto che raggiunge con le sue radici la mia infanzia e la mia profonda amicizia con Francesco, il mio migliore amico da sempre. Le nostre vite si sono sviluppate diventando un’unica cosa: la musica. L’abbiamo sempre amata entrambi alla follia e sogniamo di mettere su una band.
Nonostante sia un sogno difficile da raggiungere è comunque bello cercare di afferrarlo in una continua corsa.
Il terzo tatuaggio sarebbe il musetto di uno Shih-Tzu, di una cagnolina femmina, per non far scomparire nell’abisso del passato la vita della mia Amelie, mancata quest’estate, la quale mi ha insegnato a gattonare e mi ha sempre supportato. Ho sempre immaginato che fosse lo spirito di mio nonno, scomparso quando mia mamma aveva una ventina d’anni, trasmigrato nel corpo di un cane.
Il quarto tatuaggio vorrei farlo guardando in avanti, senza però sostituire le cose passate con quelle future: vorrei tatuarmi sul braccio un gatto, il mio desiderio da quando sono piccolo. Tatuandomi un gatto su un braccio non voglio cancellare il ricordo di Amelie, insostituibile, ma solo trasformare la sua perenne assenza nell’opportunità di avere un altro animale domestico. Questo straordinario felino mi ha sempre affascinato e incuriosito, perché anche quando mi sembra di avere capito tutto di lui, salta fuori con qualcosa di nuovo, che mi stupisce.
Io sono un gatto perché ho tutti i sensi sempre all’erta, sono curioso, fiuto le emozioni e mi piace sentirmi padrone della mia vita.
Il quinto tatuaggio sarebbe un pallone da pallavolo. Adoro la pallavolo perché è uno sport di squadra dove ognuno è indispensabile e si vince solo se si collabora.