Una storia da ricordare

Mia nonna ricorda perfettamente il rumore degli scarponi dei soldati tedeschi che marciando davanti al negozio facendo tremare tutto e tutti.

di Hawa Musante

Quest’estate non sono andata a visitare nessuna città, dal momento che i miei genitori gestiscono un’attività quasi esclusivamente estiva. Ho pensato di scegliere mia nonna come memoria storica perché vive con noi e ha 86 anni.

Chiedendole cosa ricordasse della storia ha subito citato il periodo dell’invasione nazista durante la seconda guerra mondiale. Ovviamente era ancora bambina, ma quei ricordi sono ben presenti nella sua mente.

I miei bisnonni avevano un negozio di alimentari nel centro di Camogli, con casa annessa, le cui finestre si affacciavano in passeggiata a mare. Mia nonna ricorda perfettamente il rumore degli scarponi dei soldati tedeschi che marciando davanti al negozio facendo tremare tutto e tutti. Con le lacrime agli occhi ha proseguito il discorso e mi ha raccontato di quando gli alleati bombardarono Recco e lei e i suoi familiari scapparono a ripararsi nella galleria della ferrovia.

Gli abitanti furono obbligati a sgomberare tutte le case che davano sul mare o di murare tutte le finestre (avrebbero potuto fornire segnali agli alleati). Il mio bisnonno ritardò a fare questo lavoro e rischiò per questo di essere portato alla Casa dello studente, un luogo di tortura.

Emozionante entrambe abbiamo continuato a parlare. Ero curiosa e ho chiesto se le bombe si potevano sentire prima che esplodessero. Lei ha risposto che prima si vedeva la gran luce dei bengala, poi sentiva un grande fischio spaventoso.

Una piccola valigia, per tutti, era sempre pronta all’ingresso di casa, se si fosse dovuti scappare improvvisamente. Sempre emozionata, ma con un sorriso sulle labbra, ricorda di quando gli americani sono entrati a Camogli con jeep, camion e carri armati, distribuendo a tutti, ma soprattutto ai bambini caramelle, cioccolato e chewing-gum (che nessuno conosceva). I suoi racconti sono stati tanti e così intensi che ci siamo abbracciate più volte con le lacrime agli occhi. Ora voglio ancora più bene al mio “monumento“ storico.